Barra di navigazione

mercoledì 19 giugno 2013

ECONOMIA CONDIVISA - ESEMPIO - AGRICOLTORE

ECONOMIA DELL’IMPRESA


Giacomo 5:7 Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l’agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione.
Joseph C. Kumarappa sull’economia dell’impresa scrive:
(1) Alcune creature prendono ciò di cui hanno bisogno, rendendo un corrispettivo servizio all’unità dalla quale traggono beneficio. Come nel caso delle api si tratta di unità attive costruttive.
(2)  Esempio tipico: un agricoltore che ara la propria terra, la concima e la irriga, semina sementi che ha selezionato, sorveglia la crescita delle colture e infine raccoglie. Motivata da un saggio interesse e ambizione personali… Può ingenerare violenza. Elemento chiave: vantaggi e contributi reciproci, con la disponibilità a condividere i rischi.
Da quanto sopra si vogliono evidenziare due figure una umana e l’altra animale.
Le api hanno lo stesso concetto dell’agricoltore nella laboriosità, ma si differenziano dal fatto che nella figura umana può si può scatenare la violenza per vari fattori dell’umana natura.
E’ questo il punto cruciale del progetto dell’economia condivisa; si deve scongiurare la possibilità di ingenerare la violenza, questo vuol dire fraternità vera e non finta, questo vuol dire amare il prossimo come se stesso.
IL MONDO CRISTIANO DEVE RIFLETTERE SU QUESTO PUNTO; NON POSSIAMO PARLARE DI ECONOMIA CONDIVISA SE PENSIAMO ALLA CONFLITTUALITA’.
OCCORRE UNA TRASFORMAZIONE DELLA NATURA DELL’UOMO SECONDO I PRINCIPI BIBLICI.


4 commenti:

  1. secondo me, la natura va rispettata in ogni sua forma...Dio ci ha dato un mondo bellissimo e io credo lo rivoglia indietro come ce lo ha dato...l'economia che distrugge la natura è un peccato contro il Dio Creatore...

    RispondiElimina
  2. Ciao Sebastiano,
    ho letto più volte il tuo post, ma non ho capito bene il passaggio che dice "può ingenerare violenza".
    Sembra che la violenza dipenda solo dal modo di concepire il lavoro.
    Io penso che la violenza umana sia ben più a monte.
    La violenza può essere scatenata dall'odio, dalla rabbia, dall'invidia, dalla frustrazione e da tanti altre cause.
    Solo chi fa un grosso lavoro su di se e si educa alla scuola dell'amore può imparare a far emergere il bene sul male.
    Quindi anche chi si trova in condizioni "avvantaggiate" e vive in comunità che applicano la regola del Vangelo, non è esente dall'essere tentato.
    Quello che è interessante è l'avere intorno persone che ti amano, accettano i tuoi limiti e che ti fanno vivere l'esperienza del perdono. Chi è perdonato impara a perdonare e chi è amato impara ad amare.
    Solo così penso possa crescere un modo di concepire il lavoro a misura d'uomo, ma mai dimenticarsi che siamo stati creati col libero arbitrio.
    Grazie per lo spunto di riflessione che ci hai offerto.
    Buona serata,
    Marina

    RispondiElimina
  3. Ciao Marina, concordo con te, ma la mia è una considerazione che riguarda la conflittualità salariare nell'ambito del lavoro.
    E' ovvio che la causa scatenante la violenza può avere diversissime motivazioni.
    Potremmo scrivere dei libri in merito.
    Grazie di cuore per la tua riflessione che vorrei portare in prima pagina.
    Fammi sapere se sei d'accordo.
    Buona serata a te.
    Sebastiano

    RispondiElimina
  4. Ciao Sebastiano,
    non sono riuscita a risalire alla tua e-mail, volevo darti il mio consenso, ma vedo che hai già provveduto.
    A presto,
    Marina

    RispondiElimina

Più che opinioni stupide ci sono stupidi che hanno opinioni.Non è il tuo caso quindi fammela conoscere.