MISERIA
- POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA
– TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA
CONDIVISA
MODI DIVERSI DI CONCEPIRE
L’ECONOMIA DI CONDIVISIONE.
Di Argentino
Quintavalle
Per
capire meglio: prendiamo per esempio la storia che oggi è diventata
legge, cioè che il lavoratore merita uno stipendio appena decente,
ma solo se è anche produttivo (= spremuto come un limone).
Sapete da
chi ci arriva questa nobile idea?
Da un economista Neoclassico che
si chiamava John Bates Clark (1884-1963, USA), e che scrisse La
distribuzione della ricchezza (in Biblioteca
dell'Economista,
s. 5a, III).Altro
esempio.
Sapete da dove nasce la retorica dei vari Monti, Fornero, &
C. che abbassando gli stipendi si aiuterà l’economia e addirittura
si arriverà al pieno impiego?
Viene da un
economista Neoclassico chiamato Arthur C. Pigou
(1877-1959, Inghilterra) uno dei primi sostenitori delle imposte sul
reddito delle persone fisiche; ma la sua idea sarà inasprita da
altri economisti Neoclassici moderni chiamati
Kenneth Joseph Arrow (1921, USA) premio Nobel per l’economia nel
1972, Gerard Debreu (1921-2007, Francia) premio Nobel per l’economia
nel 1983, e Frank Hahn (1925-2013, Inghilterra).
Incominciamo a
vedere che razza di geni erano e sono questi Neoclassici.
L’Italia ha oggi stipendi molto bassi nella classifica dell’OCSE,
cioè un costo del lavoro molto basso rispetto agli altri Stati… ma
una disoccupazione da Terzo Mondo.
Tutti più poveri!
Ultimo
esempio: tutti gli economisti di moda hanno accusato lo Stato di
interferire troppo nel Libero Mercato.
Le idee dei Neoclassici
appunto.
Ma abbiamo visto cosa è successo quando lo Stato ha smesso
di interferire?
È successo che tutti sono alla dipendenza delle
banche.
Il
pensiero neoclassico dominerà incontrastato fino agli anni Trenta
del secolo scorso quando, di fronte alla catastrofe della Grande
depressione, un gruppo di economisti inglesi, tra i quali spicca
la figura di John Maynard Keynes, lo metterà in discussione.
La
nascita del modello keynesiano, tuttavia, non implica la scomparsa
dell’approccio neoclassico, il quale, attraverso l’opera di
autorevoli esponenti, giunge purtroppo fino ai giorni nostri e
costituisce (sempre purtroppo) ancora oggi una delle principali
correnti del pensiero economico contemporaneo.
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