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lunedì 23 dicembre 2013

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
UN LETTORE/UNA LETTRICE SCRIVE:

Pietro Bottega.
Hai ragione ed è con questo egoismo che si compiono i più grossi delitti contro l'umanità. 
Per me l'uomo non cambierà mai come il lupo ....perde il pelo ma non il vizio.
Si studiano strategie per affrontare i disastri , però non si fa niente piuttosto si studia come evadere cercando nuovi pianeti dove vivere, e l'immondizia resterà per quelli che vivranno sulla terra....io la penso così, dopo se accadono, nel mentre, dei Miracoli bene vediamo.
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Paolo Orlandi.
Ma che robba è!! uno scherzo spero, ignorare completamente la Dottrina Sociale della Chiesa, bravi , e leggere a spizzichi e bocconi il vangelo, ottimo.
Studiare teologia no? vero è troppo.
A per vostra info. internet che utilizzate nata come applicazione militare per le guerre, penso se non siete ipocriti non dovreste usarlo e rimanere come ai bei tempi delle ere antropologiche, scrivete sui muri, farete molti meno danni. 
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Altro che scherzo.
La invito a scrivere un commento per metterlo in prima pagina.
Penso che lei abbia la necessità di leggere con attenzione la bibbia.
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Paolo Orlandi.
Guardi io ho studiato 7 anni teologia e penso di averla sbirciata e continuo a farlo, ecco cosa dice il magistero sul bene comune che non è l'acqua come ridicolmente afferma:
 Significato e principali implicazioni.
Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezza di senso. Secondo una prima e vasta accezione, per bene comune s'intende « l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente ».
Inoltre ripassi un attimino chi erano, che mestiere facevano e gli apostoli.
Proprio sicuro fossero poveri in canna, o piccoli artigiani della pesca e benestanti esattori?
La povertà in ebraico ha mille accezioni, non di certo il pauperismo da lei paventato.
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Passo la parola ai lettori che sapranno come rispondere con precisione a quanto da lei affermato.

1 commento:

  1. Gesù, essendo re, è nato come un semplice uomo della terra, anzi dimostrò con la sua vita che la ricchezza non faceva parte del suo insegnamento. Già nel vecchio testamento essendoci tanti poveri, Dio diede dei precetti molto chiari su come si dovevano sostenere i deboli, i poveri e gli stranieri. Quando Gesù disse al giovane ricco di vendere tutto e di seguirlo, il giovane si rattristò perché il denaro per lui era troppo prezioso. Gesù mise in guardia i suoi discepoli dalla cupidigia, dall'avarizia, dall'egoismo, Giuda ne fu lusingato. Essere ricchi non è sbagliato, ma a Dio importa come amministriamo i beni che Lui ci ha dato.
    Il cristiano, attraverso i consigli biblici, vedi Proverbi, Ecclesiaste e Nuovo testamento, imparerà il giusto comportamento da tenere verso le ric­chezze, accettando il concetto biblico secondo il quale i credenti sono "amministratori" dei beni che Dio provvede, perché “All'Eterno appar­tiene la terra e tutto ciò ch'è in essa ...” (Salmo 24:1). In base a questo principio, il denaro o i beni che Dio affida all'amministrazione dell'uo­mo non debbono essere egoisticamente accumulati o sperperati, ma gestiti per conto di Colui che è il Signore, messi in opere buone di sostegno per i più poveri.
    Paolo mette in guardia Timoteo:“Ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uo­mini nella distruzione e nella perdizione. Poiché l'amore per il dana­ro é radice di ogni sorta di mali; A quelli che san ricchi in questo mondo ordina che non siano d'animo altero, che non ripongano la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, il quale ci somministra copiosamente ogni cosa perché ne godiamo; che faccia­no del bene, che siano ricchi in buone opere, pronti a dare, a far parte dei loro averi” (I Timoteo 6:9,10, 17).
    Noi credenti, così, come Paolo possiamo dichiarare: “... ho imparato ad esser contento nello stato in cui mi trovo. Io so essere abbassato e so an­che abbondare; in tutto e per tutto sono stato ammaestrato ad esser sa­ziato e ad aver fame; ad esser nell'abbondanza e ad esser nella penuria. Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (Filippesi 4:11-13).
    Come amministratori dei beni di Dio avremo il completo controllo del denaro e delle proprietà che sono state a noi affidate, ma dobbiamo ren­derne conto al Signore. Questa attitudine richiede una buona ed onesta gestione, da curare con profonda riconoscenza a Dio, il Quale ci onora della Sua fiducia, sapendo che “... dobbiamo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo, ...” (II Corinzi 5:10) e “... quel che si richiede dagli amministratori, è che ciascuno sia trovato fedele” (I Corinzi 4:2).
    Luisa Lauretta

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