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domenica 2 marzo 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
MODI DIVERSI DI CONCEPIRE L’ECONOMIA DI CONDIVISIONE.
Una lettrice scrive:

Che gioverà ad un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua?
Una domanda, davvero, importante per un cristiano.
Spesso siamo così presi dai nostri progetti e dalle nostre ambizioni da scavalcare quello che il Maestro ci dice.
Stamattina meditiamo su questo verso.
Cosa è importante ai nostri fini spirituali?
Vivere per il mondo?
Guadagnare il mondo?
Diventare persone di successo?
Fare soldi?
Non dovrebbe essere difficile per noi, abituati oggi a valutare le cose in termini "economici" di pro e contro capire il senso delle parole di Gesù: da un lato guadagnare il mondo, cioè ottenere tutto quello che si desidera, dall'altro perdere l'anima.
L'uomo perde l'anima quando, per portare avanti i propri obiettivi, mette da parte la propria coscienza e trasgredisce la Legge di Dio.
Ma l'uomo perde l'anima anche quando, senza scadere nell'immoralità e nell'ingiustizia, per ottenere quello che desidera, trascura la comunione col Signore e la messa in pratica della Sua Parola.
L'uomo avido, che ricerca solo il suo bene, la sua soddisfazione, non è un uomo realizzato, almeno per quello che la Bibbia ci dice...Il Signore gradisce un uomo, o una donna, che desidera realizzare la Sua volontà, che consiste nel servire Dio servendo gli altri.
La generosità è un atto prezioso: "Felice l'uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia" Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua fronte s'innalza nella gloria."La spiritualità biblica, cristiana ed evangelica non disprezza la ricchezza”. Alcuni dicono: "La chiesa e i cristiani hanno il complesso di non saper affrontare con realismo il problema della ricchezza!".
L'Evangelo propone di usare i beni come segno di amore gratuito.
I beni non possono essere concentrati come potere per controllare gli altri, ma vanno condivisi come segno di comunione.
Essi non possono prendere il posto di Dio, ma essere strumenti di benedizione per sfamare, vestire, istruire i meno fortunati.
Gesù riconosce come figli di Dio e suoi fratelli quelli che hanno compiuto un gesto di accoglienza: "dar da mangiare, dar da bere, accogliere il pellegrino, visitare il malato, il carcerato"
Chi accoglie uno di questi piccoli in mio nome accoglie me.
E chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato"
Perdonatemi se insisto, ma questa è la vera teologia, non è solo morale, non è sociologia indorata di venature romantiche sentimentali, fuori dal tempo, ma sempre più che mai attuale, in un mondo che soffre, ed anch'io ne sento il peso.
Questa è la sostanza della fede in Dio Creatore, nel Dio dell'esodo, nel Dio con il quale Gesù il crocifisso si identifica.
Questo spirito tiene uniti i discepoli in forza dello stesso amore che lo ha portato a dare vita per loro.
Luca descrive così la comunità che metteva in pratica la Parola di Dio: Chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti secondo il bisogno di ciascuno (At 2, 45).
E più avanti fa una puntualizzazione che aiuta a dirimere la questione dei poveri e dei ricchi, dei primi e degli ultimi nella chiesa.
Nessuno, infatti, tra loro era bisognoso perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli: e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno (At 4, 34-35).
Per concludere, io credo che l'obiettivo non è di avere i poveri per poter fare opere buone, ma di farli sparire.
Ma questo avviene non in nome di pianificazioni economiche, politiche, sociologiche, ma in forza dell'amore che riconosce il diritto di vivere con dignità a tutti gli esseri umani a partire dagli ultimi.
un dono da condividere con gioia e semplicità con gli altri.
Felice giorno, Dio ti benedica.

Luisa Lauretta

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