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mercoledì 15 maggio 2013

PARLIAMO DI ECONOMIA CONDIVISA.


 

MODO DIVERSO DI CONCEPIRE L’ECONOMIA
PARLIAMO DI ECONOMIA CONDIVISA.

Cosa è e quali sono i principi ispiratori.
L’economia condivisa è una economia partecipativa a tutti i
livelli della filiera del settore.

I principi ispiratori li troviamo, per il mondo cristiano
autentico, nel Nuovo Testamento.
L’uomo egoista non può che praticare una economia basata
sull’egoismo e questo è in contrasto con gli insegnamenti cristiani.

Dalla cultura basata sull’egoismo estremo scaturiscono
fattori che portano alla conflittualità tra gli uomini; le guerre, le battaglie, gli scontri nelle piazze, ecc… sono frutto del modo di concepire l’economia praticata  tutti i giorni.

Al contrario, nell’economia condivisa si sostituisce l’egoismo
con la cordialità e la fratellanza, ecco che siamo nel mondo cristiano autentico.
Quando parliamo di condivisione viene in mente il bene
comune nella sua generalità.
Esempi di beni comuni sono l’aria, l’acqua, ecc…

Può divenire bene comune anche il lavoro e la relativa
produzione della filiera se si pratica la condivisione.
Un passaggio molto importante che leggiamo nel N.T. è: “fra
di loro non vi era alcun bisognoso”.

Questa affermazione ci porta a considerare che praticavano
una totale e perfetta condivisione, tutti erano sullo stesso piano; oggi il povero diviene sempre più povero ed il ricco sempre più ricco e la conflittualità aumenta.

In presenza di una conflittualità non si può parlare di
fratellanza che è la base di partenza del cristianesimo.
Quando parliamo di economia condivisa pensiamo al lavoro ed il frutto dello stesso come bene comune per gli operatori di quel settore o azienda.
Come attuare i principi di cui sopra?

Abbiamo in programma il 2° convegno nazionale ove ognuno può contribuire con le proprie idee, elaborare documenti per un confronto cordiale e fraterno.

                
                                        Sebastiano Giambrone.

12 commenti:

  1. Saluto un caro amico che per la prima volta pubblica nel web un suo articolo.Tanti auguri e in bocca al lupo.
    Michel

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  2. Tutti siamo tenuti a partecipare per crescita del bene comune.
    Il bene comune è anche il tuo bene, il tuo stato di benessere.

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  3. B E L L I S S I M O

    ho esaurito la mia scorta di WOW

    Grazie.

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  4. I GIOVANNI 3:17-18.
    "Ma se uno ha dei beni di questo mondo, e vede il suo fratello nel bisogno, e gli chiude le proprie viscere, come dimora l'amore di Dio in lui?
    Figliuoletti, non amiamo a parole ed con la lingua, ma a fatti e in verità".
    ------------------
    Questi due versi ci dicono come la fratellanza deve agire.
    Si mette in risalto che per il prossimo non bastano le parole e la lingua, ma occorrono fatti.
    Fiumi di parole scorrono ovunque; politici, predicatori, responsabili di comunità, ecc....
    Contano i fatti, spesso diciamo vogliamoci bene, ma poi, dopo qualche secondo, tutto finisce.
    Politici, in campagna elettorale il vogliamoci bene si tocca con mano, dopo si dimentica tutto.
    Predicatori, quanti bei discorsi nelle varie comunità; poi tutti finisce e posto nel dimenticatoio.
    I versi sopra trascritti non lasciano ombra di dubbio, il cristianesimo non è fondato sulle parole, ma sui fatti.
    Tutti ci dobbiamo fare un esame di coscienza e guardare la realtà con coraggio.
    Sebastiano Giambrone

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    Risposte
    1. Non credo che il cristianesimo sia fondato soltanto sui fatti e non sulle parole. Questo concetto, non risulta per me biblico. A mio avviso occorrono le parole ed anche i fatti. Ogni cosa Dio ha creato con la "Parola" e non considerarla affatto nel praticare la "Carità" con le opere, significa pretendere di far salire dei passeggeri su un aereo che avesse una sola "ala". Occorre la fede, basata sulle parole pronunciate dal divino Maestro, dagli apostoli e da San paolo a cui fu rivelato l'intero "Consiglio di Dio", e occorrono anche le opere, su cui cercava di attirare l'attenzione San Giacomo...

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  5. Tutto bello e giusto, ma....quando passiamo dalle parole ai fatti?
    Anche in chimica e fisica si crea prima un piccolo nucleo attorno al quale va poi addensandosi quanto destinato a formare un unico corpo.
    Certo, parlare, scrivere le proprie idee, confrontarsi, anche polemizzare può essere bello e soddisfacente (li per lì), ma le parole sterili che rimangono suoni, senza concretizzarsi come fece l'OM, AUM, AMEN ecc. sono suoni vuoti.
    O ci diamo da fare o emettiamo suoni!!!! In questo secondo caso è preferibile il silenzio.

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    Risposte
    1. il suono non è mai vuoto, è vibrazione e non è mai sterile, semmai è l'orecchio di chi ascolta che non in grado di percepire tutte le sfumature. Anche parlare di queste cose, creare culture, significa fare il primo passo per il cambiamento

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Sebbene Dante scrisse..." ....fatti non foste a viver come bruti...." va riconosciuto che è nella natura umana ben radicato l'egoismo e l'inclinazione alla sopraffazione dell'altro. A me,però, l'utopia di un uomo meno egoista capace di dare senza tornaconto piace e trovo giusto tentare di evolversi in tal senso, potrebbe essere la svolta dell'umanità.

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  8. ciao Sebastiano, con ritardo ma sono arrivato.
    parto da un presupposto: mai mischiare capre e cavoli.
    la religione, troppe volte, per non dire sempre, predica bene e razzola male, i missionari hanno fatto anche qualcosa di buono ma creato una marea di problemi alle popolazioni che cercavano di "civilizzare" perché usavano il proprio metro fregandosene del metro degli "indigeni".
    ognuno di noi è convinto di avere la ricetta giusta e, secondo me, c'è molta buona fede in tutti i "dottori" ma la realtà è che siamo esseri umani e tra la teoria e la pratica c'è sempre il nostro benessere.
    qualcuno ha scritto che il baratto è la forma migliore di economia, sono d'accordo se non si prendono in considerazione altri fattori che impediscono il corretto funzionamento del baratto stesso, uno di questi fattori è l'avidità: la mia merce vale più della tua.
    cosa voglio dire con questo?
    semplicemente che prima di fare qualunque passo in una direzione o in un'altra, occorre educare l'uomo altrimenti non ci spostiamo verso nessuna direzione.

    economia condivisa dovrebbe andare a braccetto con ricchezza distribuita che, secondo me, costituisce le fondamenta del benessere umano; se l'uomo ha la possibilità di spendere allora fa circolare il denaro e più gente ha questa possibilità e più denaro circola e se il denaro circola allora la produzione cresce e il consumo cresce avendo, comunque, l'accortezza di non esagerare né con l'una e né con l'altro.
    la ricchezza in mano a pochi è dannosa, in mano a pochissimi è letale.

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  9. Per la cronaca il Bene COmune come lo intende il Magistero Significato e principali implicazioni

    164 Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezza di senso. Secondo una prima e vasta accezione, per bene comune s'intende « l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente ».346

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  10. Che gioverà ad un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua?

    Una domanda, davvero, importante per un cristiano. Spesso siamo così presi dai nostri progetti e dalle nostre ambizioni da scavalcare quello che il Maestro ci dice. Stamattina meditiamo su questo verso. Cosa è importante ai nostri fini spirituali? Vivere per il mondo? Guadagnare il mondo? Diventare persone di successo? Fare soldi? Non dovrebbe essere difficile per noi, abituati oggi a valutare le cose in termini "economici" di pro e contro capire il senso delle parole di Gesù: da un lato guadagnare il mondo, cioè ottenere tutto quello che si desidera, dall'altro perdere l'anima.
    L'uomo perde l'anima quando, per portare avanti i propri obiettivi, mette da parte la propria coscienza e trasgredisce la Legge di Dio. Ma l'uomo perde l'anima anche quando, senza scadere nell'immoralità e nell'ingiustizia, per ottenere quello che desidera, trascura la comunione col Signore e la messa in pratica della Sua Parola. L'uomo avido, che ricerca solo il suo bene, la sua soddisfazione, non è un uomo realizzato, almeno per quello che la Bibbia ci dice...Il Signore gradisce un uomo, o una donna, che desidera realizzare la Sua volontà, che consiste nel servire Dio servendo gli altri. La generosità è un atto prezioso:"Felice l'uomo pietoso che dà in prestito,amministra i suoi beni con giustizia"Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre,
    la sua fronte s'innalza nella gloria."La spiritualità biblica, cristiana ed evangelica non disprezza la ricchezza. Alcuni dicono: "La chiesa e i cristiani hanno il complesso di non saper affrontare con realismo il problema della ricchezza!". L'Evangelo propone di usare i beni come segno di amore gratuito. I beni non possono essere concentrati come potere per controllare gli altri, ma vanno condivisi come segno di comunione.Essi non possono prendere il posto di Dio, ma essere strumenti di benedizione per sfamare, vestire, istruire i meno fortunati. Gesù riconosce come figli di Dio e suoi fratelli quelli che hanno compiuto un gesto di accoglienza: "dar da mangiare, dar da bere, accogliere il pellegrino, visitare il malato, il carcerato"Chi accoglie uno di questi piccoli in mio nome accoglie me. E chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato"
    Perdonatemi se insisto, ma questa è la vera teologia, non è solo morale, non è sociologia indorata di venature romantiche sentimentali, fuori dal tempo, ma sempre più che mai attuale, in un mondo che soffre, ed anch'io ne sento il peso.
    Questa è la sostanza della fede in Dio Creatore, nel Dio dell'esodo, nel Dio con il quale Gesù il crocifisso si identifica.
    Questo spirito tiene uniti i discepoli in forza dello stesso amore che lo ha portato a dare vita per loro. Luca descrive così la comunità che metteva in pratica la Parola di Dio: Chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti secondo il bisogno di ciascuno (At 2, 45). E più avanti fa una puntualizzazione che aiuta a dirimere la questione dei poveri e dei ricchi, dei primi e degli ultimi nella chiesa. Nessuno, infatti, tra loro era bisognoso perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli: e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno (At 4, 34-35).
    Per concludere, io credo che l'obiettivo non è di avere i poveri per poter fare opere buone, ma di farli sparire. Ma questo avviene non in nome di pianificazioni economiche, politiche, sociologiche, ma in forza dell'amore che riconosce il diritto di vivere con dignità a tutti gli esseri umani a partire dagli ultimi.
    un dono da condividere con gioia e semplicità con gli altri.
    Felice giorno, Dio ti benedica. Luisa Lauretta

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